Nell’articolo sulla rottura delle membrane amniotiche ne abbiamo analizzato le diverse tipologie sulla base dell’epoca gestazionale. In questo articolo parleremo nello specifico di come diagnosticare e gestire la rottura delle membrane amniotiche.

Diagnosticare la rottura delle membrane amniotiche

Perdita improvvisa di liquido amniotico dai genitali rilevata dalla paziente

Il liquido amniotico ha delle caratteristiche ben precise, che possono riflettere anche lo stato di benessere fetale o dell’ambiente intrauterino. Il liquido amniotico di solito è semitrasparente, quasi completamente inodore, di consistenza liquida-viscosa. Variazioni del colore, dell’odore o della consistenza non sempre riflettono alterazioni del benessere fetale o dell’ambiente intrauterino. A volte, magari per un’iniziale variazione della lunghezza o della dilatazione del collo dell’utero, possono rilevarsi piccole tracce di sangue.

Ispezione vaginale

In corso di ospedalizzazione o visita, il ginecologo può accertarsi visivamente dell’effettiva perdita di liquido amniotico e delle sue caratteristiche effettuando un’ispezione vaginale con speculum sterile. La visualizzazione del collo dell’utero e la presenza di liquido amniotico in uscita confermano la rottura delle membrane amniotiche. A volte la paziente potrebbe essere invitata a tossire o contrarre l’addome per valutare l’effettiva uscita di liquido sotto pressione.

PROM test

Si tratta di un test effettuabile in corso di ospedalizzazione o di visita. Tramite un tampone reagente, si effettua un prelievo in vagina o intorno al collo dell’utero e si attende la reazione del tampone in provetta. Fornisce un’ottima indicazione dal punto di vista cellulare sulla presenza o meno di liquido amniotico. Può dare luogo a dei falsi positivi.

Ecografia

Non è un esame di riferimento per il rilievo di perdita di liquido amniotico, ma oltre a poter rilevare crescita e benessere fetale consente di rilevare marcate riduzioni di liquido amniotico (oligoidramnios) o la sua quasi totale assenza (anidramnios), che possono costituire una conseguenza di una perdita massiva di liquido amniotico.

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Gestire la rottura prematura delle membrane amniotiche

La gestione della rottura prematura delle membrane amniotiche può variare da caso a caso. Può dipendere dall’epoca di gravidanza in cui si verifica, dalle condizioni materne o fetali, dalla presenza di patologie concomitanti, così come possono variare gli esiti di un’eventuale insorgenza di travaglio o nascita.

Cosa aspettarsi in corso di ospedalizzazione o visita

Di seguito verrà elencato un percorso diagnostico e terapeutico a cui una pazientepotrebbe essere sottoposta, ma non costituisce una raccomandazione univoca

Rilievo di perdita di liquido amniotico da parte della paziente

Un’ eventualità del genere deve portare la paziente a visita specialistica in regime di pronto soccorso ostetrico. È importante riferire al ginecologo a che ora si è verificata la fuoriuscita di liquido amniotico e le caratteristiche del liquido amniotico: se abbondante o scarso, chiaro o meno, inodore o maleodorante.

Visita ostetrica e ispezione vaginale

Il ginecologo effettuerà – con speculum e guanti sterili – un’ispezione vaginale per verificare l’effettiva fuoriuscita di liquido amniotico e le sue caratteristiche. La visita ostetrica consente di poter valutare la lunghezza, la posizione e l’eventuale dilatazione del collo dell’utero.

Ecografia vaginale

Effettuata con coprisonda sterile, consente al ginecologo di valutare ecograficamente le caratteristiche del collo dell’utero in termini di lunghezza, posizione ed eventuale iniziale dilatazione. La valutazione è oggettiva, in quanto si ottiene un’immagine, e non soggettiva come può essere nel caso di una visita manuale ostetrica. L’ecografia non viene sempre eseguita, per PROM oltre la 34ma settimana potrebbe essere sufficiente una visita ostetrica.

Ecografia ostetrica

Viene effettuata per valutare la crescita fetale, i movimenti fetali, il battito cardiaco del feto o la misurazione dei flussi materno-fetali. Serve inoltre a valutare la presentazione fetale, la quantità di liquido amniotico residua, la posizione e le condizioni della placenta.

PROM-test

Un tampone vaginale reagente alla presenza di liquido amniotico, che conferma o smentisce l’effettiva rottura delle membrane amntiotiche. Vi si ricorre in caso in cui l’ispezione vaginale abbia risultati incerti o dubbi sulla presenza di liquido amniotico in vagina.

Esami ematici e tamponi vaginali

In caso di ospedalizzazione, lo scopo è quello di accertare il benessere materno e conseguentemente quello del feto, rilevando tutti i valori o parametri che possano essere segno di infezione materna o intrauterina.
Parliamo di emocromo, PCR, tamponi vaginali e rettali, esame urine con urinocoltura e altri. La quantità di esami da effettuare e l’eventuale svolgimento periodico variano a seconda dell’epoca di gravidanza in cui si verifica la rottura spontanea delle membrane amniotiche.

Utile è la ricerca di eventuali infezioni vaginali o dell’infezione da Streptococco vaginale o rettale.

Terapia antibiotica

I protocolli e regimi di terapia antibiotica da mettere in atto possono variare in base all’epoca di gravidanza in cui si verifica la rottura spontanea delle membrane amniotiche, al tempo intercorso dalla rottura, alle condizioni di benessere materno o fetale, alla contemporanea presenza di travaglio o meno.

Solitamente, tra dodici e ventiquattr’ore dalla rottura delle membrane viene iniziata una terapia antibiotica endovena con carico iniziale, seguita da somministrazioni regolari ogni 4-6-8 h fino al parto. In caso di rottura prematura delle membrane pretermine e di ricovero prolungato, la terapia può durare a lungo o includere anche la somministrazione di antibiotici orali.

Monitoraggio elettronico fetale

Consiste nell’esecuzione di un tracciato cardiotocografico, che misura il benessere fetale attraverso il rilievo del battito cardiaco, in connessione con l’eventuale contrattilità uterina materna. Non sempre la variazione di un suo risultato equivale a un intervento immediato sulla madre o sul feto, soprattutto per epoche di gravidanza molto precoci e forte prematurità fetale. Viene eseguito a intervalli regolari.

Induzione medica al travaglio di parto

Effettuabile o meno, a seconda dell’epoca di gravidanza in cui si verifica la rottura spontanea delle membrane amniotiche e con metodiche e protocolli diversi a seconda dei casi.
Nel caso di una PROM oltre la 34a settimana di gestazione e contemporaneo benessere materno e fetale, trascorse tra le dodici e le ventiquattro ore dalla rottura spontanea delle membrane amniotiche e in presenza di liquido amniotico chiaro e parametri materni nella norma, si procede all’induzione farmacologica del travaglio di parto; tutto ciò previo il consenso della paziente. Le modalità possono variare da preparati o farmaci da applicare in vagina per stimolare la dilatazione del collo dell’utero, fino ad arrivare alla somministrazione di farmaci endovena per procurare il travaglio. La tempistica e le modalità variano a seconda dei casi.

Taglio cesareo

Nel caso in cui si verifichino improvvise alterazioni del benessere materno o fetale, o i valori laboratoristici materni suggeriscano l’insorgenza di un’infezione o una sepsi, si potrebbe ricorrere ad un taglio cesareo.
Le variazioni delle caratteristiche del liquido amniotiche in termini di odore,consistenza o quantità non sempre costituiscono indicazione a effettuare un taglio cesareo urgente.